La giornata lunare
Una cosa fondamentale da tenere sempre presente, è che sulla Luna non ci sono le "giornate" come da noi, dove nell'arco di 12 ore ore si passa dal giorno alla notte piena, e poi di nuovo al giorno in altre 12 ore. Un intero giorno lunare, cioè il tempo che passa fra un'alba e l'altra sul nostro satellite, sulla Luna dura circa un mese (un giro intero intorno alla Terra). Quindi, se sulla Luna il sole sorge ad un qualunque punto dell'orizzonte, dopo 24 ore si sarà mosso, lungo il suo arco di rotazione, di soli 12° circa (12° x 30 giorni fa 360°, cioè un giro completo). Si è quindi in una specie di "tempo sospeso", dal momento dell'arrivo a quello della partenza, in cui la luce rimane praticamente immutata. Vediamo ora il giornale di bordo di Apollo 11. Il LM (modulo lunare), chiamato Eagle, è allunato, secondo i dati ufficiali della NASA, alle ore 102:45:48. (Nella cronologia delle missioni la NASA usa il conteggio delle ore, dal momento della partenza dalla Terra, e non i giorni, proprio per il motivo visto sopra). Ecco l'estratto dell'Apollo Lunar Journal che riporta il momento in cui Armstrong ha comunicato che l'allunaggio era avvenuto. (Cliccare sull'immagine per la pagina originale, sul sito NASA). Sono quindi rientrati nel LM, ed alle 111:39:13 Alrdrin ha comunicato a Houston che il portello era stato richiuso e sigillato. Lunghezza delle ombre
Teniamo presente questi elementi generali, perchè ci serviranno più avanti da supporto, nel corso dell'analisi delle fotografie. TEMPERATURE E RADIAZIONI COSMICHE
Questo signore deve aver protratto un pò troppo a lungo la sua permanenza al sole, in alta montagna. E' bastato lo scarto di densità atmosferica che c'è con i livello del mare, per ridurlo in quelle condizioni. Pensiamo ora di togliere del tutto il filtro atmosferico, e di passare un paio d'ore con il volto esposto ai raggi solari, protetti soltanto dallo schermo del casco. Per quanto filtrante possa essere il suo materiale trasparente, non è certo pensabile di poter passare più di un paio di secondi alla diretta luce del sole, senza friggere come cotechini. Al di là della radiazioni cosmiche, infatti, la superficie lunare raggiunge al sole delle temperature medie fra i cento e i duecento gradi centigradi, mentre all'ombra le temperature si abbattono drasticamente sotto i meno-cento gradi centigradi.
Come fa quindi questo astronauta a prendersi direttamente in faccia quei poderosi raggi solari, infischiandosene altamente? La NASA ci racconta che all'interno le tute sarebbero "refrigerate", ma la pelle è la pelle, e i raggi solari li riceve direttamente in faccia. Gli astronauti inoltre passano continuamente dalla luce all'ombra, subendo ogni volta uno scarto di irradiazione termica di quasi duecento gradi. Duecento, non venti. Se le tute fossero davvero "refrigerate", non appena gli astonauti passano all'ombra dovrebbero congelare come merluzzi del supermercato. (Ad oggi inoltre non si conosce nessuna tecnologia in grado di raffreddare l'interno di una tuta, chiusa ermeticamente, senza un qualunque compressore/decompressore che si preoccupi di trasformare e disperdere il calore. Bisognerebbe infine spiegare come sia possiblie disperdere calore direttamente nel vuoto atmosferico.) Ecco infatti una tabella, che mostra con chiarezza l'escursione termica a cui sarebbero soggetti degli astronauti sulla superficie lunare. Escursione termica
Questo fa sì che lo scarto di temperatura fra luce e ombra sulla Luna sia molto più forte che non sulla Terra. Nel diagramma si vede la differenza fra l'escursione termica media ("mean") sulla Terra (in celeste), al Polo Sud (bianco), sulla Luna (in grigio), e su Marte (rosso). Come vedete, sulla Terra si può andare da circa 60° centigradi a meno 90°, mentre sulla Luna si possono raggiungere i 100° al sole, con una brutale caduta, all'ombra, di 140° sotto zero. Se pensiamo a cosa si prova d'estate, usendo dall'acqua bagnati, nel passare dal sole all'ombra (dove lo scarto sarà al massimo di 10-15° centigradi), diventa difficile immaginare come abbiano potuto gli astronauti passare continuamente dal sole all'ombra, sulla Luna, senza accusare nessun problema. LE MAGICHE HASSELBLAD Un'altro problema, creato dal forte scarto termico, è quello delle condizioni fisiche della pellicola, che a quanto ci è detto era un' emulsione particolarmente sottile (per ottenere più scatti) del famoso Ektachrome 160. (L'unica alternativa valida, in quegli anni, era il Kodachrome 25, di definizione molto maggiore, ma probabilmente troppo lento per fotografare senza cavalletto).
Ma veniamo ora ai problemi veri e propri che si riscontrano nella fotografie scattate sulla Luna. |
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